In Toscana sono attivi quattro impianti di dissalazione in grado di trasformare l’acqua di mare in potabile, per ovvi motivi concentrati prevalentemente nelle isole dell’Arcipelago. Una storia di successo iniziata all’Isola del Giglio, dove da ormai vent’anni il dissalatore tiene insieme le tre dimensioni – ambientale, sociale ed economica – dello sviluppo sostenibile, fino a diventare un caso scuola.
«Al Giglio è un ventennio che siamo autonomi nella produzione di acqua potabile – spiega a greenreport il sindaco, Sergio Ortelli – Ci siamo liberati così dalla bettolino-dipendenza, che costringeva i gigliesi ad attendere l’arrivo dell’acqua su una cisterna via nave. Quando c’era mare mosso, le bettoline non potevano neanche avvicinarsi alla banchina per scaricare l’acqua. Per non parlare poi del periodo estivo, quando si concentravano le problematiche maggiori vista la grande crescita della domanda idrica legata alle presenze turistiche. A vent’anni di distanza possiamo dire che la nostra valutazione sul dissalatore è assolutamente positiva, c’è grande soddisfazione per aver risolto un problema secolare».
Com’è nata la progettualità che ha permesso di realizzare un’infrastruttura allora particolarmente innovativa, per il contesto toscano?
«Insieme al gestore idrico, l’Acquedotto del Fiora, il Comune ha prodotto uno studio dimostrando il costo enorme dell’approvvigionamento idrico tramite bettoline, mentre l’investimento nel depuratore avrebbe garantito un risparmio economico ma soprattutto certezze sotto il profilo della disponibilità della risorsa idrica. La Regione ha dunque condiviso con noi questo percorso, a partire dalla legge 13 per le risorse idropotabili nell’Arcipelago toscano: arrivarono oltre 2 miliardi di lire a supporto del progetto, che AdF integrò con risorse proprie per iniziare l’attività del primo dissalatore.
Questo sforzo che è stato messo in campo all’Isola del Giglio ha fatto poi da apripista anche al dissalatore installato a Capraia, mentre l’Isola d’Elba ha aspettato ancora un po’ (un dissalatore è adesso in fase di realizzazione a Mola, ndr) ad apprezzare questa soluzione, a mio avviso determinante».
In attesa del dissalatore, ad oggi però l’Elba dipende ancora da tubazioni sottomarine per l’approvvigionamento di acqua potabile.
«Si tratta di un approccio che a mio avviso apre a nuove problematiche, come l’obsolescenza delle tubazioni. La tubazione sottomarina non credo sia una soluzione, che passa invece dal prelevare e trattare l’acqua di mare, che è una risorsa praticamente infinita a nostra disposizione. Spesso la promuovo anche lungo le località costiere, che spesso riscontrano carenza d’acqua nel periodo estivo, quando si concentrano sia le presenze turistiche, sia gli episodi siccitosi».
Una volta installato il depuratore all’Isola del Giglio, non c’è stato più alcun problema da affrontare?
«All’epoca la rete idrica era di vecchia generazione, con tubazioni in ferro, e l’acqua trattata – leggermente più “aggressiva” rispetto a quella di sorgente – arrivava di un colore giallognolo al rubinetto. In parallelo all’installazione del depuratore abbiamo dunque avviato l’ammodernamento delle condotte, completo oggi al 95%: adesso nelle case dell’isola l’acqua del dissalatore arriva trasparente, perfetta come dovrebbe essere. La dissalazione non passa solo da una singola installazione ma da un processo, dove tutti i soggetti – l’amministrazione, il gestore, l’Autorità idrica – sono chiamati a fare la loro parte. A valle di questo processo, posso dire che la soddisfazione è piena».
Sotto il profilo tariffario è cambiato qualcosa per i cittadini gigliesi?
«Al Giglio paghiamo l’acqua come la pagano a Orbetello, a Porto Santo Stefano e in tutto il resto dell’Ambito territoriale ottimale (Ato) 6, di cui il nostro Comune fa parte: il tema della bolletta appartiene all’Ambito, non al singolo Comune. Produrre l’acqua potabile da dissalazione anziché acquistarla tramite bettoline è dunque un grande risparmio per la collettività di cui facciamo parte».
All’interno del Comune di Isola del Giglio ricade anche l’Isola di Giannutri, dove è operativo un secondo dissalatore. C’è soddisfazione anche in quel contesto?
«Il dissalatore a Giannutri è nato successivamente, e ha permesso di rendere l’isola autonoma sotto il profilo dell’acqua potabile. In quel contesto non abbiamo però una macchina di backup, dunque se il dissalatore interrompe l’attività – ad esempio per un guasto – non c’è un’opzione sostitutiva: questa è la criticità maggiore, sulla quale stiamo lavorando. Ad oggi abbiamo restaurato, messo a norma e collaudato delle cisterne che già impiegavano gli antichi romani, oggi tornate di fatto a far parte del servizio idrico integrato».
Oltre all’indubbio vantaggio ambientale di evitare il ricorso ai viaggi delle bettoline, in due decenni di dissalazione sono stati mai riscontrati problemi all’habitat locale, ad esempio dovuti agli scarichi a mare del dissalatore?
«Assolutamente no, dove viene rilasciata la salamoia c’è un punto in cui le persone fanno anche il bagno, quindi si tratta di un’area tenuta sotto stretto controllo. Dopo il periodo del naufragio della Concordia inoltre il nostro mare era monitorato al centimetro quadrato, quindi siamo certi che quel tipo di scarico – che comunque deve essere monitorato continuamente – è perfettamente a norma. Complessivamente, la dissalazione ha dunque portato vantaggi anche sotto il profilo ambientale».
Luca Aterini per Greenreport 18/10/2023
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