La costa est dell’isola attorno a Giglio Porto, tra la cala dell’Arenella e la Cala degli Alberi, è letteralmente tappezzata di cava di granito. La più antica, aperta probabilmente al tempo di Giulio Cesare e sfruttata almeno fino all’inizio dell’Ottocento.
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L’estrazione del granito ha occupato un posto fondamentale nella storia mineraria dell’isola, dall’epoca preistorica fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, ed è stata per lunghi periodi una fonte di ricchezza non indifferente per la misera economia gigliese di un tempo.
Non si può fare una distinzione netta tra le cave storiche e quelle moderne, in quanto sui resti delle escavazioni romane si sono impiantate cave moderne. Le cave più famose sono situate per la maggior parte nella zona orientale dell’isola fra la Punta dell’Arenella e la Cala delle Caldane, sia per la facilità di attracco. privilegiata dalle navi romane in epoca imperiale, sia per la qualità del granito della zona est, che si presenta bianco e compatto, con pochissime inclusioni di minerali estranei che ne potrebbero danneggiare la qualità per lento degrado.
Il granito del Giglio è stato dapprima utilizzato per i ceppi delle ancore, poi per le colonne e infine per i lastricati. I più importanti monumenti dove compaiono colonne di granito estratto al Giglio sono il Duomo di Pisa, la Torre di Pisa, il Battistero di Firenze e il Pantheon di Roma.
A testimonianza dei scavi già nei tempi romani, sono le colonne di granito presenti nella Villa Romana di Giannutri, nel Porto Neroniano di Anzio, nel Foro di Cesare e nel Pantheon di Roma. Colonne di sicura provenienza gigliese, probabilmente spogli di antichi monumenti romani, sono presenti nella torre di Pisa, nel Battistero di Firenze, nella Pieve di Santa Maria Assunta di San Leo a Roma, nella Basilica di San Piero a Grado a Pisa, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme di Roma, nel Duomo di Gaeta, nel Duomo di Napoli e nel Giardino Pompeiano della Reggia di Caserta di Napoli.
Altre colonne, estratte in tempi successivi, sono presenti nelle navate centrali del duomo di Pisa, in Piazza del Campo a Siena, nella Piazza di Orbetello, nella Chiesa di S. Crisogno, nelle facciate del Palazzo Marignoli e del Palazzo Bennicelli a Roma, nella Chiesa dei Gerolamini e nella facciata del Palazzo Reale di Napoli.
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E’ estremamente difficile definire con esattezza le vicende estrattive di una determinata località. Molti documenti sono andati perduti, altri sono tuttora sommersi dalla polvere del tempo, altri semplicemente non sono stati mai scritti…la maggior parte delle notizie si ritrova solo nella memoria del singolo, nei ricordi dei vecchi minatori e dei cavatori che, seduti su una panchina davanti al mare, ti raccontavano, fra una chiacchiera e l’altra, un piccolo episodio della loro giovinezza. E quindi lo studioso di Storia Mineraria è spesso costretto a ricostruire l’intero mosaico avendo a disposizione solo delle piccole tessere, che non rispecchiano certamente il disegno generale e forse nemmeno particolari di qualche rilevanza.
Ma l’attività estrattiva di splendide colonne di granito ha sempre accompagnato le vicende del popolo gigliese, giorno dopo giorno, anno dopo anno, generazione dopo generazione, da tempi immemorabili. E quindi, anche se siamo costretti a fornire solo piccoli spunti di riflessione anziché una cronologia vera e propria, non possiamo obliare quel poco che sappiamo sulle vicende estrattive di un’Isola in cui l’Arte Mineraria è assunta quasi a livello di Civiltà Mineraria.
I sec. d. C. | I Romani estraggono il granito per le colonne che adornano le villae urbanae ed il Foro di Roma. |
I sec. d. C. | Nerone fa costruire il porto di Anzio adornandolo di colonne di granito gigliese. |
Il sec. d. C. | Viene costruito il molo di Giglio Porto per il trasporto delle colonne estratte. |
Il sec. d. C. | Vengono costruite le villae del Castellare del Porto al Giglio e della Punta Scaletta a Giannutri. |
XIl sec. | Il Battistero di Firenze viene adornato con colonne di granito gigliese. |
Xll sec. | Il Duomo di Pisa viene abbellito con colonne di granito gigliese. |
XV sec. | Viene costruito Giglio Castello. |
XVI sec. | Cinque colonne di granito vengono utilizzate per il restauro del Duomo di Pisa. |
XVI sec. | Vengono estratte dodici colonne di granito per la chiesa dei Gerolamini - o di San Filippo Neri - di Napoli. |
XVII sec. | Colonne di granito vengono utilizzate in vari palazzi romani e nel Palazzo Reale di Napoli. |
1796 | Viene restaurato il molo di Giglio Porto con l'intenzione di riprendere il commercio del granito, ed i gigliesi, in segno di ringraziamento, regalano dodici colonne al Granduca. |
1818 | Giovan Battista Brocchi descrive le colonne giacenti sul piazzale della cava di Giglio Porto. |
1828 | Un gruppo di studiosi guidati da Pietro Carpi giunge al Giglio per esaminare le colonne gigliesi in vista di un utilizzo per la Basilica di San Paolo in Roma: il parere è negativo a causa delle difficoltà del trasporto. Ciò suscita le ire di molti scultori, tra cui Giuseppe Ceccarini. |
1835 | Emanuele Repetti segnala 'inattività delle cave gigliesi. |
1844 | Pietro Thouar sollecita il restauro definitivo del molo di Giglio Porto con l'intenzione di riprendere definitivamente il commercio del granito. |
1850 | Viene eretta una colonna nella piazza centrale di Orbetello in onore di Ferdinando III. |
1875 | Vengono riattivate le cave, estraendo 500 m3 di roccia. |
1900 | Sono attive tre cave sulla costa est. |
1934 | Sono attive cinque cave sulla costa est. |
1943 | Vengono chiuse le cave di granito. |
1948 | Viene riaperta la Cava del Piccione presso la Punta dell'Arenella. |
1955 | Le relazioni annuali sull'attività mineraria non parlano più dell'estrazione di granito gigliese. |
1970 | La cava del Piccione è sicuramente chiusa. |
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